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I primi documenti
Ogni ricerca sulla stirpe ha un punto in cui la memoria orale tace e inizia il silenzio. Lì, a tenere accesa la traccia, restano solo i registri: libri alti e stretti con l’inchiostro che ha perso il suo nero vivo e scivola oggi verso un marrone sbiadito, ma ancora leggibile. Pagine fitte, scritte con mano incerta, che non conoscevano la fretta, ma solo la necessità di conservare. È in queste carte che ho incontrato per la prima volta il nome dei Pettarini.
I primi nomi che emergono dai documenti antichi sono quelli di una coppia: Sebastiano e Sabata. È da loro che prende avvio la storia scritta della famiglia.
I registri parrocchiali ci restituiscono infatti i battesimi dei loro tre figli, nati tra il 1667 e il 1675, e da qui possiamo iniziare a ricostruire un albero genealogico che affonda le radici nel cuore del Seicento friulano.
Probabilmente altri atti precedenti, oggi perduti o non ancora individuati, avrebbero potuto portarci ancora più indietro nel tempo ma questo è il destino delle genealogie rurali: molto è andato smarrito nelle pieghe della storia, tra registri mancanti, carte consumate dal tempo o archivi dispersi. In ogni caso è probabile che proprio da Sebastiano abbia avuto origine il ramo documentato dei Pettarini che si sarebbe sviluppato nei secoli successivi. Per questo i loro nomi acquistano un valore particolare: sono i primi Pettarini ufficialmente attestati, impressi nell’inchiostro dei registri parrocchiali e consegnati alla memoria collettiva. A partire da Sebastiano e Sabata, la storia familiare esce dal silenzio e comincia a farsi racconto, intrecciando date, luoghi e persone in una linea che, da quel momento, non smetterà più di scorrere.
Il primo a comparire è Giovanni, battezzato il 20 ottobre 1667. Fu accolto all’acqua battesimale nello stesso giorno della nascita dal reverendo Antonio Zamboni, cappellano di San Giovanni di Manzano.
Atto di nascita di Giovanni - 1667
Die 20 8bris 1667
Joannes filius legitimus et naturalis Sebastiani Pettarini et uxoris eius Sabbatae, die idi natus, baptizatus fuit a P. Rev. Antonio Zambonum, Cappellano S. Joan.Patrini Petrus Mathiatius et Ursula uxor Jacobi Novelli Bianco, omnes de villa Casas.
“Il 20 ottobre 1667 Giovanni, figlio legittimo e naturale di Sebastiano Pettarini e di sua moglie Sabata, nato lo stesso giorno, fu battezzato dal reverendo Antonio Zamboni, cappellano di San Giovanni di Manzano. Furono padrini Pietro Mattiazzi e Orsola, moglie di Giacomo Novelli (detto) Bianco, tutti della villa di Case (Case di Manzano)”.
Qualche anno dopo, il 20 ottobre 1671, è la volta di Caterina, anch’essa figlia legittima e naturale della coppia. Il battesimo è celebrato sempre da don Antonio Zamboni.
Atto di nascita di Caterina - 1667
Die 20 7bris 1671
Catarina nata die idi(m) supradicto, filia legitima et naturalis Sebastiani Pettarini et uxoris eius Sabatae, baptizata fuit a P. Rev. Antonio Zambonum, Cappellano S. Joan. Susceptores fuere Carolus Matiatius et Lucia uxor Sebastiani in Forte,omnes in villa Casas existentes.Et P. Dmcus Novelli Parochus.
“Il 20 settembre 1671
Caterina, nata lo stesso giorno, figlia legittima e naturale di Sebastiano Pettarini e di sua moglie Sabata, fu battezzata dal reverendo Antonio Zamboni, cappellano di San Giovanni di Manzano. Furono padrini Carlo Mattiazzi e Lucia, moglie di Sebastiano in Forte (probabile toponimo), tutti residenti in villa di Case. E P. Domenico Novelli Parroco”
Infine, il 1° maggio 1675, viene alla luce Lucia. La formula è identica: nata e battezzata nello stesso giorno, segno della precarietà della vita neonatale. A officiare è sempre il cappellano Zamboni.
Nei tre documenti relativi ai figli di Sebastiano e Sabata, il battesimo viene sempre amministrato dal Reverendo Antonio Zamboni, indicato come “Cappellanus S. Joannis de Manz.”, cioè cappellano di San Giovanni di Manzano. La sua presenza costante nei registri dal 1667 al 1675 dimostra che fu la figura sacerdotale stabile del luogo assieme al parroco ufficiale Domenico Novello o Novelli come appare in uno di questi atti.
Un dettaglio significativo riguarda i padrini: sono quasi sempre registrati come provenienti dalla “villa Casas”. Questo toponimo corrisponde con grande probabilità all’attuale Case di Manzano, località che nel Seicento faceva parte dei domini dell’Abbazia di Rosazzo.
Riportiamo anche una curiosità: nei documenti la moglie di Sebastiano appare come Sabata (nelle varianti latine Sabatae o Sabbatae). Il nome deriva dalla radice latina sabbatum, a sua volta dall’ebraico shabbat, cioè “riposo”, “sabato”. In Italia veniva usato sia al maschile (Sabato) sia al femminile (Sabata, Sabatina), spesso attribuito ai bambini nati in quel giorno della settimana. Si tratta tuttavia di un antroponimo poco diffuso, che oggi sorprende ritrovare nei registri friulani del XVII secolo. La sua presenza a San Giovanni di Manzano e nei dintorni potrebbe essere legata a una tradizione locale e devozionale, che ha mantenuto in vita questo nome insolito. Il fatto che la moglie di Sebastiano Pettarini portasse proprio questo nome rende ancora più caratteristico il primo nucleo della famiglia documentato nei registri: un piccolo frammento di memoria che ci restituisce non solo la vita delle persone, ma anche le scelte culturali e linguistiche della comunità di allora.
Così, attraverso Giovanni, Caterina e Lucia, prende forma la prima immagine certa dei Pettarini. Non solo nomi vergati a inchiostro, ma i primi fili di una genealogia che si radica tra le case e le terre dell’Abbazia di Rosazzo, intrecciando fede, lavoro e appartenenza a una comunità.
Tra il 1667, anno della nascita di Giovanni, figlio di Sebastiano e Sabata, e il 1736, data in cui i registri ci restituiscono la nascita di Giovanni Battista, figlio di Giuseppe e Francesca, i documenti tacciono. È un vuoto che può dipendere dalla perdita di documenti negli archivi o dal semplice caso della nostra ricerca.
È però quasi certo che Giuseppe fosse figlio di Giovanni, e che attraverso di lui il ramo della famiglia si sia trasmesso fino al Settecento. Così, pur nella lacuna documentaria, il filo genealogico non si spezza: la memoria dei Pettarini continua a scorrere silenziosa, per riemergere più di mezzo secolo dopo in un nuovo atto di battesimo.
Atto di nascita di Giovanni Battista - 1736
Doleg: die 28 Augusti 1736 Joannes Baptista filius legitimus et naturalis Josephi Pettarini et Franciscae uxoris ejus baptizatus fuit per me Sebastianum Comoretto, Parochum. Patrini fuerunt Joannes Baptista Boschi filius Caroli et Aloisi(?) (filia) Jacobi Boschi ambo dicti Ronci.
“Il 28 Agosto 1736 a Dolegnano Giovanni Battista, figlio legittimo e naturale di Giuseppe Pettarini e di sua moglie Francesca, fu battezzato da me, Sebastiano Comoretto, parroco. Padrini furono Giovanni Battista Bosco, figlio di Carlo, e Aloisia (?) (figlia) di Jacopo Bosco, entrambi dei Ronchi.”
Trentatré anni dopo, nel 1769, quando le notti erano ancora rischiarate solo dal lume delle candele e il tempo si misurava con le campane, un altro atto porta avanti la linea genealogica. È il battesimo di Giuseppe, figlio dello stesso Giovanni Battista e di sua moglie Anna.
Atto di nascita di Giuseppe - 1769
Doleg. die 30 8bris 1769. Joseph filius legitimus et naturalis Joannis Baptistae Pettarini et Annae uxoris ejus natus circa mediam noctem noctis praecedentis Baptizatus fuit de nutu et licentia Parochi R.dum D. Josephum Marmau Capellanum. Fueruntque Patrini Georgius fiulius G.Piani Piani et Joanna filia Mathei Piani ambo de Dolegnano.
“Il 30 ottobre 1769 a Dolegnano Giuseppe, figlio legittimo e naturale di Giovanni Battista Pettarini e di sua moglie Anna, nato verso la mezzanotte della notte precedente, fu battezzato per volontà (letteralmente per cenno/indicazione) e con licenza del parroco dal reverendo Giuseppe Marmau, capellano. Padrini furono Giorgio figlio di G. Piani Piani e Giovanna figlia di Matteo Piani entrambi di Dolegnano.”
A redigero l’atto e ad autorizzare il Cappellano fu Padre Daniele Pajani che oltre che Parroco dal 1764 al 1791 fu anche Vicario Foraneo.
Questa volta compaiono i Piani, una famiglia radicata da secoli nelle terre tra Dolegnano e San Giovanni, e che ritroveremo più volte nei registri e nelle storie tramandate. I loro nomi tornano a scandire le generazioni, intrecciandosi con quelli dei Pettarini in più occasioni. Non fu un legame passeggero: nel corso del tempo si formarono alleanze, matrimoni e rapporti di vicinanza che contribuirono a tessere una trama familiare sempre più fitta. Ogni unione non era soltanto l’incontro di due persone, ma il consolidarsi di relazioni tra famiglie che condividevano le stesse colline, gli stessi campi, le stesse fatiche quotidiane. Nei secoli, i Pettarini e i Piani finirono per diventare parte di una medesima costellazione, dove il sangue, la terra e la memoria si confondevano. Così, nei registri antichi come nelle storie ricordate a voce, i Piani emergono non solo come vicini, ma come rami intrecciati della stessa radice, una presenza discreta ma costante che accompagnerà i Pettarini lungo tutta la loro storia.
I registri non raccontano emozioni, ma nei dettagli nascosti - quell’indicazione mediam noctem noctis praecedentis, la formula legitimus et naturalis ripetuta con rigore - si intuisce il ritmo della vita quotidiana: la nascita improvvisa nella notte, la corsa ad annunciarla al parroco, il rito che subito fissava l’ingresso del bambino nella comunità.
In questo documento, e in documenti precedenti, ci si imbatte in un dettaglio lontanissimo e che invece sembra preso da WhatsUp e che rivela un filo diretto con i giorni nostri: il mese di ottobre non viene scritto per esteso, ma come 8bris. Può sembrare un errore o una stranezza, ma in realtà era un uso comune nei documenti di quegli anni. I mesi infatti venivano spesso abbreviati con un numero latino legato all’ordine originario dell’anno romano, che iniziava a marzo. Così settembre diventa il settimo mese (7bris) ottobre diventava l’ottavo mese (octo = 8), novembre il nono ((9bris), dicembre il decimo (10bris o Xebris). La forma 8bris equivale quindi a Octobris. Un dettaglio che oggi può sembrare marginale, ma che ci restituisce la mentalità e le abitudini della scrittura amministrativa e parrocchiale del tempo. Alla fine, non è cambiato poi molto: loro scrivevano 8bris, noi oggi scriviamo 4you, xké, CU, B4 …. L’uomo non smette mai di inventarsi scorciatoie: allora per risparmiare carta e inchiostro, oggi per risparmiare tempo e battute sullo schermo. Cambiano i secoli, ma il vizio resta lo stesso: dire tanto con poco, e lasciare agli altri il compito di capire.
Già tre secoli fa, la casa dei Pettarini era un alveare di voci, di passi, di vite intrecciate. I registri della parrocchia ci raccontano che Giovanni Battista ed Anna non ebbero soltanto Giuseppe, ma una vera e propria schiera di figli: Maria Maddalena nel 1766, Sebastiano nel 1771, Francesca nel 1774, Francesco nel 1777, e i gemelli Rosa e Giacomo nel 1780. Una famiglia numerosa, che occupava ogni angolo della casa, dove il pianto dei neonati e le corse dei bambini erano parte della quotidianità.
Ma non bastava. Nella stessa abitazione viveva anche Bartolomeo Pettarini, fratello di Giovanni Battista, con la moglie Caterina. Anche loro contribuirono ad affollare quelle stanze, portando con sé i figli Valeria nata nel 1763, Pasqua, nata nel 1766, e Teresa, venuta alla luce nel 1777. Era una convivenza stretta, tipica delle case contadine di allora: più nuclei familiari sotto lo stesso tetto, uniti dal sangue ma anche costretti dalla necessità.
Un altro documento ci porta al 1799, al sorgere di un nuovo secolo. Ancora un Giovanni Battista ancora figlio di un Giuseppe e di Lucia Marcuzzi.
Atto di nascita di Giovanni Battista - 1799
Dolegnano die 6 Julii 1799 Joannes Baptista filius legitimus et naturalis Josephi Petarino et Luciae jugalis natus ad ort(um) solis baptizatus fuit a R.do D. Antonio Savio de licentia Parochi. Patrini sunt Joannes Baptista Cappello et Dominica Orzano.
“Il 6 luglio 1799 a Dolegnano Giovanni Battista, figlio legittimo e naturale di Giuseppe Petarino e Lucia sua moglie, nato al sorgere del sole, fu battezzato dal reverendo Antonio Savio con licenza del parroco. Padrini furono Giovanni Battista Cappello e Domenica Orzano.”
Atto di nascita dei gemelli Rosa e Giacomo - 1780
Tra i tanti atti rintracciati sui figli e nipoti di Giovanni Battista Pettarini, uno in particolare merita di essere ricordato: la nascita di due gemelli. Un evento raro, che spiccava tra le annotazioni quotidiane dei registri parrocchiali, quasi a voler lasciare un segno più forte nella memoria.
Doleg. die 24 Julij 1780. Rosa gemella filia legitima et naturalis Joannis Baptistae Pettarini et Annae uxoris ejus, nata unam circiter horam noctis praecedentis, Baptizata fuit per me Danielem Pajani Parochum. Patrini fuerunt Joannes Baptista Juan (o Zuan) Sti Joannis de Manzano, et Rosa uxor Petri Piani de Dolegnano.
Jacobus gemellus filius ut supra Joannis Baptistae Pettarini et Annae uxoris ejus, natus duas circiter horas noctis praecedentis, baptizatus fuit per me Danielem Pajani Parochum. Patrini fuerunt Michael filius Antonij Savio et Catharina filia Antonij Corradini ambo de Dolegnano.
“Dolegnano, il 24 luglio 1780. Rosa, gemella, figlia legittima e naturale di Giovanni Battista Pettarini e di Anna sua moglie, nata circa all’una della notte precedente, fu battezzata da me Daniele Pajani, Parroco. Padrini furono Giovanni Battista Juan (forse Zuan che stava per Giovanni nella forma friulana) di San Giovanni di Manzano e Rosa, moglie di Pietro Piani di Dolegnano”.
Giacomo, gemello, figlio come sopra di Giovanni Battista Pettarini e di Anna sua moglie, nato circa alle due della notte precedente, fu battezzato da me don Daniele Pajani, Parroco. Padrini furono Michele, figlio di Antonio Savio, e Caterina, figlia di Antonio Corradini, entrambi di Dolegnano.
La nascita dei gemelli Rosa e Giacomo appare nei registri come un fatto eccezionale, accolto con stupore e meraviglia nella normalità della vita rurale. In un’epoca in cui molte nascite erano segnate da fragilità, con una mortalità infantile elevata e ogni parto rischioso per la madre, la comparsa simultanea di due bambini era straordinaria. I registri parrocchiali del Settecento raramente riportano gemelli vivi o che sopravvivevano oltre la sera stessa del battesimo: le statistiche storiche stimano che solo l’1,5-2% delle nascite fosse gemellare, e che meno della metà dei piccoli arrivasse al primo anno di vita.
Il parroco annota con precisione gli orari - “unam circiter horam noctis praecedentis” per Rosa, “duas circiter horas noctis praecedentis” per Giacomo - quasi a voler fissare nella memoria il ritmo incalzante di quel parto eccezionale. Eppure, dietro quelle righe, si intravede la scena di una cucina illuminata da lumi a olio, di donne che aiutano Anna, di uomini che attendono fuori, di padrini già pronti per presentare i piccoli all’acqua battesimale.
Questo atto rappresenta dunque una testimonianza preziosa non solo del nome Pettarini ma anche della loro quotidianità: i padrini registrati, gli orari precisi della nascita e del battesimo, i legami con altri nuclei del vicinato (Piani, Savio, Corradini). In mezzo al flusso ordinato dei registri, date, nomi, ore, firme, la nascita di questi gemelli diventano simbolo della forza delle famiglie contadine: in una casa già affollata, con altri figli e parenti a condividere pane e fatiche, due nuove bocche non erano soltanto un peso, ma anche una promessa di futuro.
E la memoria di questi due gemelli è sopravvissuta nel ricordo orale ed è giunta fino a noi come un fatto eccezionale perso nel tempo.
Atto di nascita di Teresa Pettarini - 1777
Riportiamo anche questo documento del 1777, perché rappresenta uno spaccato vivo della vita e della morte e ci restituisce una scena che va oltre l’atto burocratico.
Doleg die 12 8bris 1777
Teresia filia legitima et naturalis Bartholomaei Pettarini et Catharinae uxoris ejus nata hodie summo mane ab Anna uxore Valentini Todoni aqua abluta fuit cum forma baptisimali, quia periculum mortis existimabatur, sed in dubio quod non sit baptizata per me Danielem Pajani Parochum baptizata fuit sub conditione. Fueruntque Patrini Georgius q.m (quondam) Piani Piani et Lucia uxor Francisci Pellessoni ambo de Dolegnano.
Dolegnano, il 12 ottobre 1777
Teresa, figlia legittima e naturale di Bartolomeo Pettarini e di Caterina sua moglie, nata oggi di primo mattino, fu lavata con acqua da Anna, moglie di Valentino Todoni, con la formula battesimale, poiché si temeva pericolo di morte; ma, nel dubbio che non fosse battezzata, da me Daniele Pajani, parroco, fu battezzata sotto condizione. Furono padrini Giorgio, figlio del fu Piani Piani, e Lucia, moglie di Francesco Pellessoni, entrambi di Dolegnano.
Teresa nasce all’alba. Il suo pianto è debole, il respiro incerto. Anna, moglie di Valentino Todoni prende allora una decisione che era consuetudine nelle campagne friulane: “abluta aqua cum forma baptisimali” versa l’acqua e pronuncia la formula rituale nel timore che la piccola non sopravviva. Questo ci dice che la donna aveva il compito non solo di assistere al parto, ma anche di amministrare un battesimo d’urgenza qualora il neonato fosse in pericolo di vita. La Chiesa permetteva alle levatrici (e a chiunque fosse presente) di battezzare validamente “quia periculum mortis existimabatur” con acqua e la formula trinitaria. Il parroco Daniele Pajani, poche ore più tardi, registra l’evento e ribattezza Teresa “sub conditione” con la formula: “Si non es baptizata, ego te baptizo…” se non sei stata battezzata validamente, io ti battezzo ora. È la prudenza della Chiesa, che non lascia spazio al dubbio. Attorno alla bambina si stringono i padrini: Giorgio Piani e Lucia, moglie di Francesco Pellessoni.
Questo atto del 1777 racconta molto più di un semplice battesimo: ci mostra la paura costante della morte infantile, mette in luce il ruolo sociale delle levatrici come prime garanti della salvezza dell’anima, rivela la prudenza del clero, che ribattezzava “sub conditione” per garantire la validità del rito. È, in sostanza, una finestra sul rapporto tra fede, salute e comunità contadina friulana alla fine del XVIII secolo. Questa doppia attenzione ci ricorda quanto fosse precaria la vita neonatale nel Settecento. Un bambino su tre non superava l’anno di età e fino al 40% non arrivava ai 5 anni. Le febbri, il freddo, il parto difficile o una semplice infezione potevano stroncare il respiro appena nato. Per questo il battesimo era immediato. Non era solo fede, era protezione. Non solo rito, ma appartenenza. In quel gesto di acqua e parole la famiglia Pettarini consegnava la sua piccola non solo a Dio ma alla memoria della comunità.
Questi atti di battesimo non ci raccontano storie di guerre o di eroi, ma ci restituiscono la vita quotidiana di una famiglia che, tra vigne e preghiere, ha saputo resistere al tempo. Nei registri del Settecento non parla soltanto il contenuto, ma la scrittura stessa. All’epoca si usava quasi sempre la penna d’oca, tagliata con cura con il temperino e continuamente ritoccata per mantenere la punta sottile. L’inchiostro era quello cosiddetto ferro-gallico, preparato con una miscela di galle di quercia, solfato di ferro e gomma arabica a cui veniva aggiunta dell’acqua ma più spesso del vino per renderlo fluido: fresco appariva di un blu-nero intenso, ma con il tempo tendeva a virare al bruno, lasciando sulle carte antiche quella tonalità calda che oggi riconosciamo subito. La calligrafia rifletteva la mano di chi scriveva: segni sottili e regolari nei momenti di calma, tratti larghi e quasi impastati quando la penna aveva assorbito troppo inchiostro.
Non di rado l’inchiostro trapassava il retro del foglio e le pagine risultano oggi macchiate e difficili da leggere. Così, ogni riga porta con sé non solo un nome o una data, ma anche l’impronta materiale di un tempo in cui scrivere era un atto fisico e artigianale, fatto di pazienza e tecnica.
Non sappiamo come fossero davvero quegli uomini e quelle donne. Non conosciamo le loro fatiche, le loro gioie, i loro silenzi ma sono lì, incisi nella carta che ha resistito al tempo pronti a farsi di nuovo voce.
Altri atti di nascita 1675 - 1811
In questa galleria troverete gli atti di nascita del 1600 tutti custoditi nell'archivio della Parrocchia di San GIovanni al Natisone. Ringraziamo don Luigi Paolone per la sua disponibilità e competenza con cui ci ha aiutato a ricostruire una parte della storia degli antenati della famiglia Pettarini